L’attuale Basilica di San Giulio sorge sul luogo in cui il Santo fondò il primo oratorio dell’Isola, un edificio absidale datato agli ultimi decenni del IV secolo.
Sul medesimo luogo, sorse in seguito una chiesa paleocristiana orientata verso est, ampliata poi in epoca romanica.La Basilica, con pianta a croce latina, è lunga trenta metri e larga circa diciotto nel corpo centrale, ventiquattro nel transetto.
Sotto l’Altar maggiore, nel 1697 fu scavato uno scurolo in cui vennero collocati il corpo di San Giulio – successivamente inserito in un urna di cristallo e argento cesellato – e le reliquie degli altri Santi venerati nella Basilica: Sant’Elia di Sion, ritenuto il successore di San Giulio, Sant’Audenzio, benefattore del Santo, San Demetrio di Tessalonica, martire, San Filiberto di Jumièges, abate.
Nel locale attiguo allo scurolo con l’urna di San Giulio è allestito un piccolo locale museale in cui sono esposti alcuni reperti antichi e un pannello che illustra le varie fasi di costruzione della chiesa dell’Isola.
Entrando in Basilica, l’attenzione viene subito catturata dall’ambone romanico, datato al 1110-1120, realizzato con un materiale particolare, il serpentino d’Oira, una pietra grigio-verdastra che assume suggestivi riflessi cangianti a seconda dell’illuminazione della giornata. L’opera, una delle poche rimaste nel suo genere, si ispira ai modelli della scuola lombarda (maestri comacini) e tedesca, e testimonia un comune sostrato carolingio e ottoniano.
Le immagini scolpite sul parapetto raffigurano i simboli dei quattro evangelisti (il bue, l’uomo e il leone alati, e l’aquila, che funge da sostegno del leggio) alternati ad altre figure che rappresentano la lotta tra il bene e il male in cui il cristiano è costantemente immerso, ma che già è stata vinta da Cristo, simboleggiato dal grifone. Spicca poi la scultura di un personaggio misterioso, la cui identificazione è ancora oggetto di discussione. Se alcuni, a motivo del baculo abbaziale che regge tra le mani, vi riconoscono l’abate San Guglielmo da Volpiano, nato sull’Isola, altri vi leggono genericamente la figura di un pellegrino.
Le pareti della Basilica testimoniano la successione delle generazioni e degli stili artistici: agli affreschi attribuiti alle botteghe locali del XV secolo e raffiguranti con tratti semplici i santi più popolari, si affiancano opere della scuola di Gaudenzio Ferrari (inizio XVI secolo), dai tratti più raffinati.
Sollevando lo sguardo, le decorazioni della volta – raffiguranti la glorificazione di San Giulio e dei Santi dell’Isola – ci portano in pieno ambito barocco.
Un’attenzione particolare va riservata poi al grande affresco della seconda campata della navata di sinistra, datato al XV secolo: nella parte superiore è rappresentata la Santissima Trinità, inserita in una mandorla ricca di fregi; nella parte inferiore, nel primo registro sono raffigurati quattro miracoli legati alla storia di San Giulio e, più sotto, il Santo tra Sant’Elia di Sion (secondo la tradizione suo primo successore) e San Gaudenzio, primo Vescovo di Novara. A destra del Santo compare una delle più antiche raffigurazioni dell’Isola, che ha i tratti di una fortezza.
La presenza benedettina sull’Isola ha contribuito a far rivivere anche la Basilica, sia dal punto di vista spirituale – con la celebrazione della liturgia –, sia dal punto di vista artistico – grazie all’opera di cura e restauro delle opere ivi conservate.