Un seme tra le rocce
Febbraio 18, 2023 |
Ci sono luoghi resi indefinibili dalla loro struggente bellezza. Nessuno può, per esempio, restare indifferente alla visione della piccola Isola di San Giulio, nel lago d’Orta, come appare a chi arriva dalle strade trafficate dell’operoso Piemonte.
Sembra che si apra il sipario su uno scenario inaspettato, una patria dell’anima. Per giungervi, occorre prendere il battello che, staccandosi dalla riva solitamente affollata di turisti, permette di approdare su una terra abitata dal silenzio.
Era una timida giornata autunnale, l’11 ottobre 1973, quando vi sbarcò con sei sorelle Madre Anna Maria Cànopi, la fondatrice del monastero benedettino. Esso attualmente occupa alcuni edifici che si affacciano sull’unica stradina che percorre ad anello l’Isola. Ville in stato di abbandono totale, rampicanti avvinghiati a finestre chiuse da tempo immemorabile. Soprattutto il mastodontico edificio, già sede del seminario della diocesi di Novara, incuteva sgomento. Perché scegliere un simile luogo per abitarvi? I monaci, si sa, sono gente un po’ strana. Sant’Antonio, isolatosi per incontrare Dio, ha popolato i deserti egiziani. Persone partite alla ricerca della solitudine perché niente e nessuno le distogliesse dalla ricerca del Solo, hanno lasciato poi dietro di sé fiorenti comunità, addirittura villaggi e paesi. E questa non è storia di millenni fa. Si è ripetuta anche per noi.