L’icona mostra una composizione aperta e situa l’avvenimento su una vasta scena elevata, “cenacolo” il cui spazio ecclesiale illimitato domina il mondo. Aperta in alto, essa è come slanciata verso il cielo, verso la Sorgente paterna da cui partono le lingue di fuoco, le energie trinitarie concentrate nello Spirito Santo. Essa si apre anche verso il basso, su di un arco nero dove languisce un prigioniero vestito da re: si tratta del Cosmo, personificato da un vecchio sazio di giorni; dalla caduta dei progenitori fino ad oggi l’universo è prigioniero del principe di questo mondo. L’oscurità che lo circonda raffigura le “tenebre e l’ombra della morte” (Lc 1,79): è l’inferno universalizzato, dal quale il mondo non battezzato non si distacca e, nella sua parte più illuminata, aspira anche alla luce apostolica del Vangelo. Egli si arrende per ricevere la grazia; i dodici rotoli, che tiene con rispetto su un panno, simbolizzano la predicazione dei dodici apostoli, la missione apostolica della Chiesa e la promessa universale della salvezza. Il contrasto dei due mondi coesistenti è significativo: in alto è già la “nuova terra”, visione del cosmo ideale infiammato dal fuoco divino e al quale aspira il vecchio re; in basso, le energie dello Spirito Santo entrano in azione in vista della liberazione e della metamorfosi del cosmo prigioniero. Il vecchio re, con le mani protese, mostra che anche la disperazione infernale è ferita da una speranza, che essa precontiene. L’uomo non deve mai cadere nella disperazione: egli non può cadere che in Dio, e Dio non dispera mai di lui. La mano tesa verso il Cristo non resta mai vuota (Liberamente tratto da P. EVDOKIMOV, La teologia della bellezza, EP, Roma 1982).

Le iscrizioni

…ma nella chiesa ortodossa in questa domenica si celebra la festa della Santissima Trinità, e soltanto il giorno seguente, chiamato “Lunedì dello Spirito Santo” è celebrata l’effusione dello Spirito. Infatti l’effusione dello Spirito Santo ha origine nella pienezza della rivelazione trinitaria e ne è il compimento.

Un’icona dipinta deve avere inscritto il nome di ciò che rappresenta; solo così acquista compiutamente il suo carattere sacro, la sua dimensione spirituale. Dobbiamo tenere presente l’importanza del “nome” nell’Antico Testamento: non è solo segno distintivo o titolo, ma comunicazione alla sostanza dell’originale. Con l’iscrizione l’icona è legata al prototipo. di cui è stata fatta la rappresentazione.

La scritta in caratteri greci, in alto, significa: “La PENTECOSTE”.

Le lettere in alto, accanto all’aureola della Vergine -MP OY -significano: «MADRE DI DIO».

Conclusione

Questa icona è stata dipinta da monache, cioè da persone che, per la grazia di Dio, hanno consacrato la loro vita alla preghiera,, alla lode, al silenzio, vivendo nella clausura.

Chi prega davanti a questa immagine potrà sentirsi ricordato e sostenuto dalla preghiera della Comunità monastica.