Icona della Pentecoste

Icona della Pentecoste

Maggio 23, 2021 |

L’icona della Pentecoste non è un’illustrazione del testo degli Atti, ma confronta tutti i testi delle Scritture, segue la liturgia e traccia un’immensa prospettiva che supera un frammento di storia per esprimere la “parola interiore” degli avvenimenti.

Questa festa è l’acme del periodo pasquale: ha luogo, cinquanta giorni dopo la Risurrezione ma nella chiesa ortodossa in questa domenica si celebra la festa della Santissima Trinità, e soltanto il giorno seguente, chiamato “Lunedì dello Spirito Santo” è celebrata l’effusione dello Spirito. Infatti l’effusione dello Spirito Santo ha origine nella pienezza della rivelazione trinitaria e ne è il compimento.

Il Figlio e lo Spirito cooperano insieme all’economia della salvezza, servendosi reciprocamente, ma la Pentecoste non è una semplice conseguenza o continuazione dell’Incarnazione: ha tutto il suo valore in se stessa, è il secondo atto del Padre: il Padre invia il Figlio ed ora invia lo Spirito Santo. Compiuta la sua missione, il Cristo ritorna al Padre affinché lo Spirito Santo discenda nella Chiesa.

Lo Spirito Santo rivela la Chiesa celeste delle Tre Persone divine

La Pentecoste appare così come il fine ultimo dell’economia trinitaria della salvezza. Seguendo i Padri, si può dire che il Cristo è il grande Precursore dello Spirito Santo. Sant’Atanasio scrive: “Il Verbo ha assunto la carne affinché potessimo ricevere lo Spirito Santo ” (De Incarnatione 8,PG 26,996C)

Lo Spirito Santo rivela la Chiesa celeste delle Tre Persone divine, e conduce alla costituzione della sua icona terrestre: la chiesa degli uomini:

“Lo Spirito fa scaturire i profeti come da una sorgente; egli istituisce i sacerdoti; dei peccatori Egli fa dei teologi; Egli costituisce la Chiesa ” (Stichere del primo tono, I Grandi Vespri).

L’icona della Pentecoste pertanto non è un’illustrazione del testo degli Atti, ma confronta tutti i testi delle Scritture, segue la liturgia e traccia un’immensa prospettiva che supera un frammento di storia per esprimere la “parola interiore” degli avvenimenti. L’icona mostra il Collegio dei dodici apostoli, il pleroma misterioso che sostituisce le dodici tribù di Israele; è l’unum della Chiesa che attende di essere rivestito di potenza dall’alto. In questo Cenacolo vediamo Paolo, Marco e Luca (riconoscibili perché insieme a Matteo e Giovanni tengono in mano il libro invece del rotolo). La loro presenza ha l’eloquenza del simbolo: essa allarga prodigiosamente il Collegio apostolico che include “ i dodici ”, i settanta ”, e tutto il corpo della Chiesa.

Gli apostoli sono seduti su una panca a forma di arco, formando due gruppi l’uno di fronte all’altro. Tutti stanno sul medesimo piano, tutti sono di eguale grandezza, a significare la loro uguaglianza d’onore. Alle estremità stanno Pietro e Paolo e fra loro, al centro, la Madre di Dio, che prende il posto occupato nell’Ultima Cena dal Salvatore: è la Madre e la personificazione della Chiesa nascente.

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