Un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un Figlio
Dicembre 24, 2022 |
Una sola cosa ci chiede Gesù nella Notte Santa: due braccia libere, pronte ad accoglierlo,
come quelle di Maria e di Giuseppe.
Accostiamo, dunque, senza timore.
Il Bambino ci aspetta!
Diamogli il nostro cuore come casa,
accogliendo in esso tutti i nostri fratelli, piccoli e grandi.
Carissimi nel Signore,
mentre vi scrivo, ho ancora davanti agli occhi la testimonianza di quanto la nascita di un bambino possa compiere una rivoluzione positiva in una famiglia. Nell’accogliere il dono di una nuova vita, tutti rinascono a vita nuova. Purtroppo, però, sempre più numerose giungono da ogni angolo della terra le notizie delle violenze e dei soprusi subiti dai piccoli, vittime innocenti dell’umana prepotenza. Veramente, come ha detto il Santo Padre, «in ciascuno di loro è sconfitta l’umanità intera» (Lettera al popolo ucraino, 24 novembre 2022).
Come la grande famiglia umana accoglierà il Bambino Gesù? Come lo accoglieremo noi? Certamente, neanche quest’anno, come duemila anni fa, c’è posto per lui in un albergo, ma solo ci sono case crollate e mucchi di macerie. E un grande vuoto e angoscia di popoli in guerra, di moltitudini in fuga, di gente desolata, di piccoli in pianto… Questa è la Betlemme spirituale che il nostro piccolo pianeta Terra può offrire a Giuseppe e a Maria, sua sposa, mentre si compiono per lei i giorni del parto. Con loro vogliamo essere presenti anche noi, nascosti nella lunga carovana di poveri in cammino, «alla prova che la Sacra Famiglia dovette affrontare in quella notte, che sembrava solo fredda e buia. Invece, la luce arrivò: non dagli uomini, ma da Dio; non dalla terra, ma dal Cielo» (Ibidem).
Dalle profondità delle tenebre che ci avvolgono, un canto di fede prorompe e si diffonde fino agli estremi confini del mondo, fin negli angoli più scuri della disperazione:
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio…
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta» (Gv 1,1.4-5).
Gli fa eco il canto luminoso degli angeli che sorprende i pastori vigilanti nella notte del mondo, custodi di un gregge immerso nel sonno, ignaro del mistero che sta compiendosi, come ignari saranno gli apostoli nella notte della risurrezione.
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2,14).
È il canto che risponde al desiderio di noi tutti, piccoli e grandi, in questo Natale 2022; è la risposta sovrabbondante di Dio alla preghiera e al grido dell’uomo, al suo nascosto gemito, alla sua sete di pace.
Come i pastori, diciamoci anche noi gli uni gli altri: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andiamo, sì, andiamo in fretta, andiamo insieme, custodendo nel cuore la parola che ci ridona speranza: «Oggi, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore!» (Lc 2,11).
Là, nella grotta scura del nostro umano dolore, l’Atteso ci attende. Là si accende una luce: la Vergine Madre ci mostra un inerme Bambino, avvolto nelle fasce della tenerezza materna e custodito con cuore di padre dal silenzio di Giuseppe.
Là, con i pastori, ci inginocchiamo; il nostro sguardo si posa sul Bambino e dal profondo riemergono antiche parole:
«Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele» (Is 7,14).
Dio è con noi! Questa è la buona notizia che illumina la grotta, la povera grotta che ora custodisce l’immenso tesoro.
Il popolo che camminava nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia…
Perché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio…
E il suo nome sarà:
Principe della pace…» (Is 9,1-2.5).
Un figlio ci è stato dato… Un figlio piccolo e indifeso, che viene ad abitare la nostra piccolezza e povertà. Un figlio che ci chiede di essere per lui madri; che ci rende madri, mentre noi ci sentiamo con il cuore desolato, forse addirittura stanco o demotivato, con il cuore vuoto, come la grotta della nostra Betlemme. Ma la nostra povertà, la nostra aridità, persino la nostra apparente sterilità non è un ostacolo per questo Bambino, nato a condividere l’umana miseria, per trasfigurarla.
Una sola cosa ci chiede Gesù nella Notte Santa: due braccia libere, pronte ad accoglierlo, come quelle di Maria e di Giuseppe. Accostiamo, dunque, senza timore. Il Bambino ci aspetta! Diamogli il nostro cuore come casa, accogliendo in esso tutti i nostri fratelli, piccoli e grandi: sono Gesù. Là dove non c’è posto per loro, noi facciamo posto. Là dove sono lasciati fuori, non facciamoli entrare, là dove non sono riconosciuti, noi impariamo a riconoscerli. Tanti bussano alla porta dei nostri cuore: apriamo e offriamo loro il sorriso di Gesù, che germoglia proprio ora in questa Notte d’inverno, per farne una nuova primavera, l’alba di un giorno di luce.
Un bambino è nato per noi, per renderci nuovi, per farci rinascere insieme con lui, per renderci padri e madri di un’umanità resa orfana. Padri e madri per suscitare vita nuova laddove la morte vorrebbe regnare, per accendere luci di speranza laddove le tenebre vorrebbero occupare tutto lo spazio, per offrire, con il Bambino, noi stessi ad asciugare le tante lacrime versate, consolare i cuori affranti, custodire tutti nel silenzio della preghiera.
A tutti auguro un Santo Natale di pace
e un Anno Nuovo illuminato di speranza
Madre Maria Grazia Girolimetto osb