Lettera agli amici
Febbraio 5, 2021 |
In cammino
con il Dio
con noi
Carissimi nel Signore,
siamo tutti molto provati dalla pandemia che ha stravolto il ritmo consueto delle nostre vite. Non vogliamo, però, unirci al corteo dei lamenti, ma possiamo sottolineare che fra i gran- di cambiamenti portati dalla presenza dell’insidioso virus, c’è anche qualcosa di positivo: aver frenato il ritmo – potremmo dire “compulsivo” – delle nostre esistenze. Le strade e le piazze delle città deserte, l’innaturale silenzio, una sorta di generale isolamento hanno fatto sì che molti abbiano ritrovato un tempo meno assillato che permette di sostare sugli avvenimenti. Facciamone dunque tesoro per meditare sulla storia e, ancor prima, per custodire la grazia dei grandi eventi di salvezza che la Liturgia ci fa vivere nel corso dell’Anno liturgico. Si è appena concluso il Tempo di Natale; non lasciamo che il Dono per eccellenza della venuta di Cristo Signore fra noi nelle vesti umili e affettuose di un neonato sia subito scavalcato da mille altri pensieri. Non lasciamoci invadere dal pessimismo che come una tarma logora lentamente il tessuto della nostra esistenza e non ci dona il respiro della speranza che invece è proprio della vita nuova. Facendo memoria di quanto continuamente riceviamo, cerchia- mo ogni giorno di diventare più nuovi, di nascere continuamente a nuova vita in Cristo, impegnandoci sempre a compiere il suo volere nella verità e nell’umiltà. E qui abbiamo davanti una prima grande sfida. L’attuale situazione sta diffondendo paura reciproca, indifferenza, persino chiusura. Ma il Signore Gesù è venuto per unirci, per instaurare tra noi una comunione fraterna. In Lui dobbiamo allora prenderci amorevole cura gli uni degli altri, avendo massimamente a cuore il bene comune.
Non esiste una gioia egocentrica ed egoistica: la gioia è sempre comunione, condivisione, è sempre dono di sé. Cerchiamo questa gioia vera che viene dal Signore e che nasce dal sacrificio, ma che è anche quella che non viene mai meno, perché nella grazia del Signore rimane quello che è eterno e non quello che passa ed è fugace. La presenza di Gesù nelle nostre vite non può mai essere qualcosa di prevedibile né di scontato. Non basta viverla nel tempo delle celebrazioni. La Beata Vergine Maria ci sia maestra e guida anche nel nostro quotidiano comportamento. Di lei l’evangelista Luca dice:
«Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore» (Lc 2,51). Maria, dinanzi a tutto ciò che non capisce o che addirittura la turba, rimane in silenzio, custodendo queste cose e meditandole nel suo cuore. Davvero sono molte le cose che anche noi, assumendo lo sguardo e il silenzio meditativo di Maria, siamo invitati a custodire! Quali erano «queste cose» che custodiva nel cuore Maria? Erano gioie e dolori: un futuro incerto, la mancanza di una casa, la desolazione del rifiuto, speranze e angosce, luci e tenebre. Tutte queste cose popolavano il cuore di Maria, ma tutte queste cose forse abitano anche il nostro cuore: una sorta di paura per il domani, un fondo di desolazione causato dagli eventi della storia, qualche incomprensione… Ciò che ha attraversato Maria non è poi così lontano anche da noi! E lei, che cosa ha fatto? Ha meditato e custodito, cioè ha passa- to in rassegna nel suo cuore, alla luce di Dio, tutto ciò che avveniva; letteralmente il Vangelo dice che Maria metteva insieme i fatti, col- legava tra loro tutte queste cose che attraversavano la sua vita e ne coglieva bagliori di luce, per avanzare nel suo pellegrinaggio di fede cooperando al segreto realizzarsi del progetto di Dio.
Anche per noi il cammino con Gesù è ancora un cammino di fede, tutt’altro che evidente. Non tutto quello che accade lo comprendiamo subito, ma occorre saperlo accogliere nel cuore, meditarlo, farlo maturare e crescere, senza avere fretta di giudicare subito e di trarre subito delle conclusioni, di voler subito cogliere i frutti maturi. L’importante è che le ore, i giorni, gli anni siano scanditi dalla certezza che Lui è con noi, è l’Emmanuele, il Dio che si è fatto vicino alle sofferenze dell’umanità fino a subirle nella sua stessa carne. Le giornate ritmate dalla Liturgia delle Ore ci aiutano a fare continuamente memoria della sua presenza fra noi. La vita monastica – e quella di quanti ne condividono il fascino – è proprio una scuola che aiuta a tessere nei giorni consueti la silenziosa memoria della sua venuta fra noi. Solo così il tempo è redento e la stoffa del nostro vivere intreccia l’Eterno: allora ogni giorno è Natale.
Il grande mistero dell’Incarnazione fa scoprire che ogni volto umano è il Suo. Nel capitolo 25 del Vangelo secondo Matteo i giusti diranno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?» (Mt 25,37-39). Quale grande gioia ci dà la certezza che l’eterno Figlio del Padre riterrà come fatta a sé ogni attenzione che avremo prestato al bisogno dei nostri fratelli, con quel servizio umile e silenzioso, caro al nostro santo Padre Benedetto!
Questo ci può rendere anche operatori di Pace, quella pace che è la meravigliosa espressione del destino a cui tutti siamo chiamati nella comunione con il Padre, il Figlio, nello Spirito Santo. L’osta- colo più grande alla pace, e di conseguenza alla gioia della comunione e della fraternità, è l’individualismo e l’egoismo. La persona chiusa su di sé, intenta a perseguire soltanto il proprio interesse, si mette da se stessa nell’impossibilità di sperimentare la bellezza e la dolcezza della comunione, del gioire e soffrire insieme.
L’ideale cristiano ha sempre trovato difficoltà nella sua realizzazione perché la natura dell’uomo è profondamente ferita dal peccato, fomite di divisione, ma il cammino verso la pace piena e l’accoglienza reciproca non è mai da ritenersi impossibile. Gli immani conflitti, che esistono su tutto il globo terrestre e che sembrano senza soluzione, possono cominciare a risolversi nel cuore di quanti sinceramente vogliono la pace e con tutte le forze la perseguono eliminando dentro di sé ogni causa di divisione.
Come membri di una famiglia, di una comunità religiosa e della stessa società civile dobbiamo sentirci chiamati quotidianamente a vivere una vita di comunione, costruita pazientemente, giorno per giorno, a costo di silenziosi, ma fecondi sacrifici, con gesti concreti di amore. Questa è la sfida che ci sta davanti come cristiani. La festa del Battesimo di Gesù ce lo ricorda: Egli si è immerso nel fiume della nostra umanità, per salvarci facendosi a noi vicino, prendendo su di sé il nostro peccato, la nostra debolezza. Sia la compassione anche la nostra identità di discepoli di Gesù, mite e umile di cuore, per seguire le sue grandi orme da Nazareth a Gerusalemme.
Fortifichi il Signore la nostra fede, ravvivi la nostra speranza, sostenga il nostro amore e lo renda sempre più ardente.
Augurandovi ogni bene nel Signore nostra Pace,
un affettuoso saluto
Madre Maria Grazia Girolimetto osb