XIV Domenica per annum / A

XIV Domenica per annum / A

Luglio 9, 2023 |

Gesù canta la beatitudine di tutti coloro che non contano sulla propria potenza e sulle loro capacità ma si affidano con totale abbandono al Padre il quale ha una spiccata preferenza per i piccoli e per gli umili.

Dal Vangelo secondo Matteo (11,25-30)

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Dal Vangelo secondo Matteo (11,25-30)

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Imparate da me, che sono mite e umile di cuore

Egli benedice il Padre che ha scelto come strumento di salvezza ciò che è piccolo, poiché Lui stesso è venuto tra noi come povero, umile e mite. Gesù invita tutti quelli che sono affaticati e oppressi ad andare a Lui per essere ristorati, ma non ci nasconde che c’è un giogo da portare. Se impariamo ad essere figli che confidano nel Padre e sono miti e disarmati, portando la croce di Gesù possiamo trovare ristoro per le nostre anime, perché il giogo da portare è il dolce peso dell’amore.

Un canto di gratitudine e di gioia

L’inizio del Vangelo ci propone oggi un inno di ringraziamento e di lode, un inno di amore filiale di Gesù al Padre. Noi siamo chiamati a seguire Gesù e a imitarlo, ad essere consapevoli della nostra piccolezza e a sperimentare tanta gratitudine di fronte alla gratuità dell’amore con cui il Padre celeste ci avvolge. Gesù ci invita a non sentirci autosufficienti e intelligenti, a non pensare che sappiamo già che cosa ci occorre per vivere bene ed essere contenti e soddisfatti. In realtà, rimaniamo poveri e miserabili se non abbiamo Lui; e per avere Lui dobbiamo essere distaccati da tutto il resto e protesi a cercare ciò che vale lasciandoci guidare dalla sua Parola. Lui è il Signore, noi siamo piccole creature, non dobbiamo avere la pretesa di scandagliare le profondità di Dio, ma conservare la consapevolezza di potere ricevere da Lui tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Sappiamo inoltre che tutti gli uomini devono essere amati e accolti con lo stesso amore che il Signore ci ha donato e ci rivela ogni giorno. Tutto quello che riceviamo deve quindi diventare un fiume che scorre verso tutte le sponde e le fa fiorire e rinverdire, un fiume che raggiunge tutti i cuori dei nostri fratelli e li consola, li rafforza, li rallegra, perché porta l’amore del Signore che si riversa su tutti.

Un peso che ci rende liberi

«Venite a me»: è l’invito che oggi il Signore rivolge a ciascuno di noi, sempre affaticati e oppressi da varie prove, perché Egli è venuto per essere il medico e la medicina, il ristoro, la salvezza e la nostra gioia. È quindi indispensabile ascoltare Gesù e andare a Lui, camminando non fisicamente ma interiormente e avvicinandoci sempre di più a Lui. Ascoltare Gesù significa però anche seguirlo e imitarlo, vivere non soltanto con Lui ma di Lui, che è la Parola di vita, che è il pane della vita e l’acqua viva della grazia. Quando il cuore si dilata e accoglie l’amore del Signore, pur nella sofferenza, prova una felicità indicibile, mentre se non amiamo, anche se siamo potenti e possediamo grandi ricchezze e beni di cui godere, siamo inevitabilmente infelici. L’unica possibilità di conoscere una gioia che nessuno ci può togliere è quella che deriva dall’essere come Gesù e con Lui viventi per la gloria del Padre, facendo della nostra vita una offerta continua per amore dei fratelli. Se ci sembra di non essere in grado di imitare il Signore, prendiamo come modello coloro che hanno saputo seguire le sue orme e chiediamoci: «Se loro ci sono riusciti, perché non posso farlo anche io?».

Preghiera

O Cristo,

Re di giustizia e di pace,

al tuo giogo soave

vogliamo sottomettere totalmente

la nostra mente e il nostro cuore.

Rivestici di te:

il tuo amore sia la nostra legge,

la tua pace sia la nostra gioia,

e saremo per tutti i nostri fratelli

tribolati sulle vie del mondo

un segno rassicurante della tua presenza.

Amen.

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