Disporsi ad accogliere il Signore che viene
Novembre 28, 2021 |
L’Avvento è un tempo di preparazione per anticipare nel desiderio l’incontro con il Verbo della vita che si è fatto carne.
Una riflessione da Anna Maria Cànopi
Tutta la liturgia e la Parola che ci è offerta ci portano a meditare sul grande mistero della salvezza. Infatti, la Parola eterna mediante la quale tutto è stato creato è venuta nel tempo per far sfociare il tempo nell’eternità, è venuta a rendersi partecipe della nostra storia per redimerci e farci entrare nella gloria di Dio, nella comunione di amore della santissima Trinità.
In realtà, tutta la vita, istante per istante, è Avvento, attesa del momento successivo: viviamo il presente e mentre viviamo il presente, ecco giungere un altro presente. La nostra vita è un frammento di cui attendiamo sempre il compimento, mentre Dio è eterno ed è sempre presente. L’Avvento è un tempo pedagogico, perché ci fa comprendere che la nostra vita è sempre protesa a ciò che già è, ma che noi dobbiamo ancora assumere e accogliere. Gesù è Dio, è già presente dall’eternità, eppure è venuto nel tempo, è nato, si è inserito nel ritmo della nostra esistenza; è nell’eternità e contemporaneamente è già presente, e noi abbiamo la grazia di sperimentare che egli è già venuto e ancora viene in mezzo a noi, viene nella nostra vita.
Il tempo liturgico che sta per iniziare ha una duplice prospettiva: la memoria del passato e l’attesa del futuro, che si incontrano nel presente. Alla memoria della venuta nella carne del Figlio di Dio – il quale è vissuto, ha patito, è morto ed è risorto – si unisce l’attesa di una promessa che ci ha fatto, la promessa del suo ritorno nella gloria alla conclusione della storia, quando tutti gli uomini, attirati dalla sua grazia e dal suo amore, entreranno nel suo regno e faranno parte della sua stessa vita per tutta l’eternità. L’Avvento è il mistero del già venuto e del veniente, e del già qui; è la congiunzione tra il Cristo evocato, celebrato nella sua nascita e nella sua infanzia, e il Cristo glorioso che tornerà a dare compimento alla storia.
In questo tempo impegniamoci dunque a coltivare nel nostro cuore sentimenti di desiderio e di speranza, nella consapevolezza che la nostra vita è tutta protesa verso qualcosa di grande, di bello, di buono, verso ciò che ci renderà più felici di quanto possiamo esserlo adesso. Sappiamo però anche che fin d’ora ci troviamo nella condizione beata, propria di coloro che vivono alla presenza del Signore; siamo protesi verso il termine ultimo della storia, ma nello stesso tempo intensamente impegnati a vivere ciò che è avvenuto e a viverlo ora. Gesù è con noi e Gesù è atteso nella gloria, ma noi viviamo già della sua vita e siamo chiamati a vivere in pienezza la sua vita nella gloria.
La liturgia rende vivo quello che è avvenuto in un tempo e in un momento storico precisi e che adesso da krónos, tempo cronologico, è diventato kairòs, tempo di grazia. Il Signore è già venuto e la storia della salvezza è in atto; noi possiamo rivivere interiormente la sua venuta come memoria viva, qualcosa che avviene adesso nella nostra vita, che si fa presente nell’oggi della nostra esistenza. Ormai l’oggi è Cristo, presente ieri, oggi e nei secoli, e di fronte a lui il tempo cronologico non ha più molta importanza; infatti, l’anno liturgico non coincide con l’anno cronologico, ma inizia con l’Avvento, quando iniziamo a celebrare l’attesa del Signore Gesù. Ci troviamo quindi in un’altra dimensione in cui Cristo è il nostro «oggi», il nostro spazio vitale, e noi viviamo in lui, di lui e per lui. Sempre tutto inizia e si compie, perché Cristo è la nostra vita, noi partecipiamo alla sua pienezza e vivendo in lui viviamo già nell’eternità.
Dobbiamo accogliere questo dono di grazia non guardando a noi stessi, ma a lui, non preoccupandoci di noi stessi, ma di entrare nella presenza del Signore che si dona. Cerchiamo di vivere ogni giorno nell’atteggiamento di chi attende vigilando nella preghiera, come sentinelle notturne che attendono il sorgere dell’aurora e del vero sole: Cristo. In questo tempo di attesa è indispensabile in modo particolare il silenzio, per essere simili alle sentinelle che tendono l’orecchio per ascoltare il rumore dei passi quando chi è atteso è ancora lontano, ma si avvicina. Occorre quindi vegliare pregando, meditando e scrutando nella notte quasi per affrettare il mattino, attendendo la manifestazione dell’amore di Dio nel Cristo che viene per farci conoscere il Padre e renderci figli e partecipi della vita divina…