Giuseppe pellegrino di Dio

Giuseppe pellegrino di Dio

Marzo 17, 2021 |

San Giuseppe, promesso sposo di Maria, ci viene incontro nell’ora più oscura della sua vita come uomo di fede, magnanimo e prudente. Come la sua promessa sposa, lungi dal lasciarsi sopraffare dagli eventi li custodisce nel cuore e li medita, attendendo luce per agire secondo la volontà di Dio.

San Giuseppe: uomo giusto (Mt 1,19). La sua figura ci viene incontro da lontano, dai primi passi della storia della salvezza, quando un altro Giuseppe, figlio di Giacobbe, invidiato e venduto dai fratelli, si ritrova schiavo in Egitto. Ma il Signore veglia sulla sua vita e fa di lui, che silenziosamente ha patito ingiustizia, il provvidenziale strumento di salvezza per i suoi stessi fratelli, perdonati e giustificati dalla sua fede: «Non temete! Tengo io forse il posto di Dio? Se voi avevate tramato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene» (Gn 50,19-20).

Il suo nome percorre tutta la Scrittura e diventa preghiera nel cuore del salmista, nel cuore del popolo che attende il Messia, che attende salvezza: «Beato l’uomo / che nella legge del Signore trova la sua gioia, / la sua legge medita giorno e notte […] / È come albero piantato lungo corsi d’acqua, / che dà frutto a suo tempo […] / poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti» (Sal 1), sul cammino di chi avanza ascoltando la Parola e lasciandosi da essa guidare.

Giuseppe, «uomo giusto»

La storia del popolo eletto procede in modo tortuoso, tra fedeltà e infedeltà all’alleanza, tra idolatria e fragili movimenti di conversione; è una storia segnata da guerre ed esili, da schiavitù e oppressione, ma anche rischiarata da una luce di speranza: la promessa del Messia. Colui che deve venire «verrà e non tarderà…» (Ab 2,3); nell’attesa «soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede» (v. 4).

Di fede in fede, ecco la grande pagina biblica che segna la svolta: «Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco…» e attraverso una lunga sequenza di generazioni, si giunge all’ultimo anello: «Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo» (Mt 1, 1-2; 16).

Questi tre nomi – Giuseppe, Maria, Gesù – stanno all’inizio della storia nuova. Con loro si compie il passaggio dalla promessa al suo compimento, dall’attesa alla pienezza dei tempi. Scrive con commosso stupore il monaco Aelredo di Riévaulx: «Sinora Dio era sopra di noi: oggi è l’Emanuele, oggi Dio è con noi: con noi nella nostra natura, con noi nella sua grazia; con noi nella nostra infermità, con noi nella sua bontà, con noi nella nostra miseria, con noi nella sua compassione. O Emanuele, o Dio con noi!».

Questo meraviglioso inizio – questo stupendo disegno di salvezza voluto dal cuore misericordioso del Padre – è stato possibile grazie all’Eccomi del Figlio alla volontà del Padre (cfr Eb 10,7); grazie al Fiat, al di Maria all’annunzio dell’angelo (cfr Lc 1,38); grazie alla silenziosa e piena disponibilità di Giuseppe, «uomo giusto», perché non oppone resistenza alla volontà di Dio, ma la compie con gioia (cfr Mt 1,24-25; Sal 1,2).

San Giuseppe, promesso sposo di Maria, ci viene incontro nell’ora più oscura della sua vita come uomo di fede, magnanimo e prudente. Come la sua promessa sposa, lungi dal lasciarsi sopraffare dagli eventi li custodisce nel cuore e li medita, attendendo luce per agire secondo la volontà di Dio. Pur nella burrasca che travolge la piccola barca della sua vita, «in pace si corica e subito si addormenta», perché ha piena fiducia nel Signore (cfr Sal 4,9). Tuttavia, non si sprofonda nel sonno, quasi a voler dimenticare le angosciose preoccupazioni che incombono su di lui; al contrario, nel sonno il suo cuore veglia (cfr Ct 5,2). Per questo nella voce dell’angelo che gli appare in sogno sa subito discernere la volontà di Dio che è luce ai suoi passi.

Allora, subito si alza e subito compie quanto gli è stato detto di fare. Non esita neppure un attimo per dire il suo sì. Ancora una volta, Maria e Giuseppe sono profondamente uniti dal sacro vincolo dell’obbedienza a Dio, cui nulla antepongono.

Svegliatosi dal sonno, Giuseppe è ormai l’uomo che ha vissuto la sua pasqua ed è pronto per la sorprendente missione cui Dio lo ha chiamato: assumere la paternità legale di Gesù ed essere il fedele custode del Bambino e di Maria, sua Madre. Nel modo di vivere questa sua vocazione traspare il suo volto interiore, la sua figura di “uomo di Dio”. Umile e silenzioso, si fa servo dei servi di Dio, con una disponibilità premurosa e costante, di giorno e di notte, mai attirando lo sguardo su di sé, ma attento ai segni di Dio, al suo progetto, non al proprio.

Giuseppe è “custode” – diceva papa Francesco nell’omelia di inizio del suo ministero petrino — «perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, e sa prendere le decisioni più sagge» (19 marzo 2013, Solennità di san Giuseppe).

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