Venerdì Santo: l’Amore tradito, l’Amore crocifisso

Venerdì Santo: l’Amore tradito, l’Amore crocifisso

Aprile 2, 2021 |

Mai come nel Venerdì Santo la Chiesa si fa lamento e supplica di fronte alla morte del Figlio di Dio: una morte ignominiosa, la morte in croce. La morte di Gesù si manifesta, allora, non come una sconfitta, ma come una vittoria: la vittoria dell’amore.

Ieri siamo entrati in comunione con l’Amore a tavola, oggi contempliamo l’Amore tradito, l’Amore crocifisso, l’Amore nella sofferenza fino alla morte di croce. La narrazione della morte di Gesù fatta da Giovanni sottolinea l’unicità del Cristo paziente, dando una chiave di interpretazione di tutta l’umana sofferenza. L’Amore crocifisso è una concentrazione suprema della sofferenza. Il Cristo, il Re dei giudei, il Re del popolo eletto, diventa il Re dei morti. Il Crocifisso arriva fino al punto da lasciarsi trafiggere; dalla ferita esce acqua e sangue, esce lo Spirito; qui sgorga tutta l’economia sacramentale della Chiesa.

Il giorno anniversario dell’immolazione cruenta del Calvario è commemorato con una solenne Liturgia della Parola. Nella prima lettura la Chiesa propone il quarto canto del Servo di JHWH (Is 52,13-53,12), che ci introduce nella sapienza del Vangelo. La comunità dei fedeli impara a riconoscere l’identità del Cristo e la sua propria identità di discepoli di Gesù. Il salmo responsoriale è tratto dal salmo 30, salmo che Cristo ha pregato per noi. Totalmente permeata da un abbandono fiducioso di tutto l’essere nelle mani del Signore, questa preghiera rivela l’atteggiamento fondamentale di Gesù di fronte alla sua morte. Gesù muore rifugiandosi nel Padre suo, ponendo la propria esistenza nelle sue mani.

La seconda lettura dalla lettera agli Ebrei (4,14-16; 5,7-9) ci pone davanti al Cristo sacerdote, al Cristo che con la sua morte ha attraversato i cieli ed è diventato causa di salvezza per quanti lo ascoltano; ci offre l’esempio del Cristo che, per noi, è stato provato e proprio per questo imparò l’obbedienza, imparò ad ascoltare il Padre fino alla morte in croce.
Da sempre, infine, la Liturgia ha ascoltato nel Venerdì Santo la Passione secondo Giovanni, perché Giovanni fu testimone oculare degli avvenimenti. Egli sottolinea la volontà libera del Figlio nell’andare al sacrificio voluto dal Padre. La venuta della sua ora segna la tappa decisiva della vita di Gesù per l’attuazione del progetto salvifico di Dio; e, con il tema dell’ora c’è anche concetto di innalzamento e glorificazione.

Nella seconda parte della Liturgia del Venerdì Santo, nell’adorazione della santa Croce contempliamo il mistero della salvezza che ci viene dal Crocifisso, Redentore e Re. Oggi, dunque, ricordando e attualizzando la morte del Signore, possiamo cantare con la liturgia latina: «Adoriamo la tua Croce, Signore, lodiamo e glorifichiamo la tua santa risurrezione. Dal legno della Croce, è venuta la gioia in tutto il mondo». E con la liturgia bizantina dichiariamo: «Ti dichiararono morto, mentre vincevi la morte; ti deposero in un sepolcro, mentre svuotavi i sepolcri».

di P. Juan Javier Flores Arcas osb

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