Il rito di incoronazione di un’immagine della Vergine Maria
Agosto 22, 2021 |
Il rito di incoronazione di un’immagine della Vergine Maria è un atto significativo con il quale rendiamo onore alla Madonna. Riflessione di Monsignor Guido Marini.
Mi trovo qui in un tempo di preparazione ormai prossimo alla cerimonia d’incoronazione della Madonna d’Oropa, e quindi per un avvenimento tanto importante non solo per il santuario ma per tutto il biellese, per l’Italia e per i tanti devoti che la Madonna di Oropa ha in tutto il mondo. L’argomento di cui questa sera dovrò trattare riguarda quindi il rito di incoronazione. Mi introduco a questo tema con le parole che scrisse un grande innamorato della Madonna, san Bernardo di Chiaravalle: «Non mi sento mai così contento né mai così preso da tremore, come quando devo parlare della Vergine Madre» (In Assumptione Beatæ Mariae Virginis, Sermone 4). Quella gioia e quel tremore sono anche miei in questa serata, mentre, nello splendido Santuario della Madonna di Oropa, mi accingo a parlare, anzi a balbettare qualcosa di Lei e del rito di incoronazione con il quale la Chiesa è solita tributarle amore e onore, gesto che tante volte la Chiesa ha compiuto nella sua storia per esprimere la sua devozione a Maria.
Abbiamo iniziato con un canto e io vorrei proseguire con l’aiuto di una preghiera molto antica scritta da un patriarca di Gerusalemme, san Sofronio, che visse tra il 560 e il 638. Proviamo a unirci spiritualmente alle parole di questa preghiera fissando con gli occhi e con lo sguardo l’immagine della Madonna nera di Oropa: «Salve, Madre della gioia celeste. Salve, tu che alimenti in noi un gaudio sublime. Salve, sede della gioia che salva. Salve, tu che ci offri la gioia perenne. Salve, o mistico luogo della gioia ineffabile. Salve, o campo degnissimo della gioia indicibile. Salve, o sorgente beata della gioia infinita. Salve, o tesoro divino della gioia senza fine. Salve, o albero ombroso della gioia che dà vita. Salve, o Madre di Dio, non sposata. Salve, o Vergine, dopo il parto integerrima. Salve, spettacolo mirabile, al di sopra di ogni prodigio. Chi potrebbe descrivere il tuo splendore? Chi potrebbe raccontare il tuo mistero? Chi sarebbe capace di proclamare la tua grandezza? Tu hai ornato la natura umana, Tu hai superato le legioni angeliche… Tu hai superato ogni creatura… Noi ti acclamiamo: Salve, o piena di grazia!».
È con questa meraviglia, con questa gioia e con questa gratitudine che ci soffermiamo a considerare il rito di incoronazione. Il benedizionale, libro ufficiale della Chiesa, nel quale questo rito è inserito, ci ricorda che «la consuetudine di raffigurare la Beata Vergine Maria ornata di un diadema regale andò affermandosi, sia in Oriente che in Occidente, fin dai tempi del Concilio di Efeso». Il concilio di Efeso fu celebrato nel 431 d.C., quindi questa bella consuetudine di devozione mariana risale ai primi tempi della vita della Chiesa e della comunità cristiana. Da allora, molto spesso, gli artisti cristiani cominciarono a realizzare dei dipinti che ritraevano la Madonna, Madre del Signore, seduta su un trono regale, ornata delle insegne proprie della regalità, circondata da schiere di angeli e di santi. Sovente, in questi dipinti, si aggiungeva un particolare degno di nota: il Redentore veniva rappresentato nell’atto di porre sul capo di Maria una corona. Probabilmente, alcuni di questi dipinti li abbiamo visti anche noi, e spesso era il Bambino Gesù che per primo incoronava la Madre. La consuetudine di incoronare le immagini della beata Vergine Maria si diffuse in Occidente più tardi, soprattutto verso la fine del secolo XVI, e questo avvenne per opera di fedeli, laici e religiosi, che in questo modo volevano esprimere la loro filiale devozione mariana.