San Benedetto ha un messaggio per l’Europa

San Benedetto ha un messaggio per l’Europa

Luglio 11, 2024 |

Abbiamo ritrovato nella ricca miniera di scritti lasciati da Madre Anna Maria le risposte date ad una intervista in occasione del G8 tenutosi a Genova nel 2001.

Le sue riflessioni tratte dalla meditazione della figura di san Benedetto hanno una attualità sorprendente e possono sembrare scritte per l’oggi che stiamo vivendo.

Il bene dell'unità e della pace: caratteristica che emerge da s. Benedetto e la sua Regola

Un inno della solennità di San Benedetto celebra la sapienza e la santità di cui l’uomo di Dio ha riempito la terra e gli si chiede di continuare ad illuminare il mondo con la luce di Cristo. L’inno si sviluppa esaltando i meriti e le virtù del santo abate: «Per merito suo fiorì un nuovo ordine di monaci che poggia su un mirabile vincolo di fraternità, poiché egli con voce ferma e suadente sottomise tutti alle sacre norme della vita cenobitica. Mediante la Regola – comprovata dalla sua stessa vita – Benedetto delineò il volto dei discepoli di Gesù: liberi e insieme servi, legati dall’amore, intenti alla preghiera e al lavoro, con un cuor solo e un’anima sola».

Perciò, ecco la penultima strofa: «Sotto la tua guida, (i monaci) fraternamente lavorino e anche i popoli – sul loro esempio – gareggino nel reciproco aiuto e godano di rinvigorire sempre il dono della pace beata».

Non si può parlare di Benedetto da Norcia senza alludere al bene dell’unità e della pace: sono infatti la caratteristica che emerge da tutta la sua Regola e dalla sua stessa persona.

San Gregorio Magno, nel II libro dei Dialoghi, ne tratteggia il volto sereno, segno di un animo mite, pacato (II,3.4), il volto di un uomo che sa mettersi in relazione armoniosa con tutti e con tutto, perché è egli stesso interiormente unificato.

Anche l’epoca in cui egli visse e scrisse la Regola per i cenobiti era carica di tensioni e di contrasti. Basti ricordare che nel 546 Totila, re dei Goti, un popolo barbaro e feroce, si impadronisce di Roma e per quaranta giorni la devasta senza pietà. Deporta inoltre parte della popolazione della campagna, trascinandola lungo la via Latina che passa proprio nei dintorni di Montecassino…; fa massacrare il Vescovo di Tivoli e i suoi soldati terrorizzano la gente della campagna e dei villaggi (cf. Dialoghi, II,31).

C’era pure in atto il violento contrasto tra ortodossia e arianesimo (Goti e Longobardi, infatti, erano ariani), con ripercussioni di grave entità nella Chiesa e nella società civile già spossata e confusa per il clima creatosi con la decadenza dell’impero romano e per l’incalzare delle invasioni barbariche.

Non può non stupire, allora, il fatto che la comunità monastica radunata attorno a san Benedetto si vada formando con elementi di etnie diverse e diverse classi sociali: «schiavi o liberi – egli scrive nella Regola – tutti siamo uno in Cristo e servendo l’unico Signore, siamo tutti sottoposti alla stessa disciplina. Infatti l’unico titolo di merito che possiamo avere per distinguerci ai suoi occhi è questo: essere migliori degli altri nel compiere il bene e vivere nell’umiltà. Uguale per tutti sia dunque la carità dell’abate» (RB 2,20-22).

L’autorità esercitata con spirito di servizio è tutta protesa a creare nella comunità le condizioni favorevoli per l’unità e la pace. Si richiede un costante impegno di conversione dall’egoismo all’amore oblativo. Sradicando il vizio di possesso e di autoaffermazione, tutto si ha in comune: non solo i beni materiali, ma anche quelli spirituali, nella consapevolezza che nessuno appartiene a se stesso, ma al Cristo e quindi al suo corpo mistico che è la Chiesa, la comunità dei redenti.

Se la famiglia e la società del nostro tempo fossero permeate da questo spirito di ricerca appassionata della comunione, certamente cesserebbe il processo di disgregazione che sembra umanamente inarrestabile.

Per san Benedetto, dopo la preghiera, altro importante elemento unitivo della comunità è il lavoro. Un lavoro serio compiuto alacremente insieme, in spirito di solidarietà con tutti gli uomini e finalizzato alla glorificazione di Dio e al bene comune.

San Benedetto unisce ad un elevato senso soprannaturale un profondo sentire umano. Egli ha un grande rispetto per ogni persona, vedendo in tutti la presenza di Cristo. Per questo anche il pellegrino, il povero, il forestiero che si presenta alla porta del monastero viene prontamente accolto ed è fatto oggetto di onore e di premurosa carità, sempre in riferimento a Cristo.

Se consideriamo la maleducazione e la volgarità che è entrata in tutti gli ambienti della nostra società – anche in quelli in cui si esercita il governo dei popoli –, possiamo misurare la portata e l’importanza dell’insegnamento di san Benedetto. Quanto sarebbe dunque necessario rimettersi alla sua scuola, la quale, del resto, non è che la fedele applicazione del Vangelo.

Il travaglio che i popoli dell’Europa – e di tutto il pianeta – stanno attraversando non potrà mai risolversi positivamente senza il ritrovamento di quei fondamentali principi evangelici che Benedetto propone nella sua Regola e che il monachesimo benedettino ha mirabilmente attuato lungo i secoli.

San Benedetto ha un messaggio sempre attuale; attuale pure per il G 8 davanti al progetto della globalizzazione. Ma ha soprattutto un messaggio per l’Europa, per la quale vogliamo insistentemente pregare.

(A.M. Cànopi)

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